Il Premio Holberg ha un valore di 6 milioni di corone norvegesi (circa 600.000 dollari USA) e viene assegnato ogni anno per contributi eccezionali alla ricerca nel campo delle scienze umane, delle scienze sociali, del diritto o della teologia.
Esprimendo la sua profonda gratitudine e sorpresa per il premio ricevuto, Spivak ha accettato il Premio Holberg “in nome della pace, in Palestina, in Ucraina, per i Rohingya, per il nostro mondo martoriato”.
Spivak è considerata una delle intellettuali globali più influenti del nostro tempo, riuscendo a plasmare la critica letteraria e la filosofia fin dagli anni Settanta. Riceve il premio per la sua ricerca innovativa interdisciplinare in letteratura comparata, traduzione, studi postcoloniali, filosofia politica e teoria femminista. La Spivak è autrice di nove libri e ne ha curati e tradotti molti altri. Ha insegnato e tenuto
conferenze in più di cinquanta paesi nel mondo e la sua ricerca è stata tradotta in oltre venti lingue diverse.
Il principale focus etico e di ricerca della Spivak è stato rivolto alla filosofia post-hegeliana e alla posizione dei subalterni, cioè dei gruppi sociali minoritari posti ai margini della storia che non possono esercitare i loro diritti e le cui prospettive non possono essere incluse nelle generalizzazioni sullo Stato nazionale. In particolare, Spivak ha concertato i suoi studi sulle donne subalterne, sia nelle pratiche discorsive che nelle istituzioni culturali.
Spivak ha sfidato e ampliato i confini del pensiero contemporaneo sia come studiosa che come intellettuale pubblica e attivista. Oltre al suo lavoro in ambito universitario, negli ultimi 40 anni ha insegnato nelle scuole elementari autofinanziate tra i cosiddetti “intoccabili” e i tribali nelle zone più povere dell'India. Questo impegno rientra tra gli sforzi compiuti dalla Spivak per combattere l'assenza di
un'educazione democratica nelle comunità rurali emarginate in diversi paesi. Inoltre, il suo attivismo e la sua ricerca si sono focalizzati sulla povertà e lo sviluppo in Africa, con particolare interesse per le prime lingue non ancora codificate secondo gli standard dei missionari.
Attraverso il suo lavoro all'interno e all'esterno del mondo accademico, la Spivak è stata una grande fonte di ispirazione per i giovani studiosi, in particolare, anche se non solo, del Sud globale.
Uno dei lavori piu’ conosciuti di Spivak, "Can the Subaltern Speak?" (1988), e’ ormai un pilastro degli studi postcoloniali. Tenendo in considerazione l’alta teoria francese, questo saggio si sposta sull'esperienza del
rito del rogo delle vedove nell'India coloniale e precoloniale, ed esplora i modi in cui la resistenza subalterna non viene riconosciuta nei discorsi dominanti, sfidando gli studiosi a ripensare i loro approccialla rappresentazione e alla voce.